IL
DISINCANTO DELLA VITA E LA SPERANZA CHE NON DELUDE
Vi
è una bellissima espressione tra gli scritti di san Francesco che ben s'addice
al titolo dell'ultimo ritiro di capodanno ad Assisi: speranza certa.
Tuttavia
come poter definire certa questa realtà tra ragione e sentimento che appare
così impalpabile e invisibile ai nostri sensi? così poco concreta nell'atto
stesso del pronunciarla, così luminosa eppure fragile in quanto ci proietta in
un futuro che sfugge al nostro controllo e si incarna in un presente spesso
agitato da contrastanti e impetuosi stati d'animo?
La
speranza è una virtù teologale, ha ricordato alla trentina di giovani presenti
al ritiro frate Daniele La Pera, giovane che ha vissuto sulla propria pelle
cosa e quanto significhi avere speranza certa in un'esistenza terrena che non
risparmia a nessuno dolori e sofferenze, ma che insieme a Cristo - che ha
patito nel corpo e nello spirito come noi - diviene luminosa grazie a
quell'Amore che trasforma l'uomo vecchio in nuova creatura. Afferma deciso
infatti in un secondo intervento: "Non lasciatevi rubare la speranza,
piuttosto lasciatevi rapire dall'Amore".
Il
presente molte volte ci schiaccia entro le costrizioni maligne di pericoli e
paure che paralizzano lo spirito, di solitudini che incupiscono e isolano la
nostra persona, di inganni e tradimenti che minano la nostra fiducia nell'uomo,
nel bene e nella vita. Così perdiamo la speranza, non vediamo più la luce
ultima, si offusca il nostro sguardo sulla meta del nostro cammino, diveniamo
cinici e abbiamo paura di aprirci nuovamente alla vita perché temiamo di
rimanere delusi una seconda o una terza o una quarta volta, perché abbiamo
ricevuto abbastanza bastonate da parte di coloro ai quali abbiamo aperto il
nostro cuore ma che invece di accoglierlo ci hanno sputato sopra. "E anche
a te una spada trafiggerà l'anima".
Dio
non ci ha promesso una vita priva di tutto ciò; non l'ha risparmiato nemmeno a
Suo figlio che tanto ha amato. Ma ha promesso una vita nuova a coloro che si
convertiranno al Suo amore, perché la volontà di Dio è che noi siamo felici,
già su questa terra. Come non desiderare allora la volontà del Padre? Come non
sperare in un futuro migliore che già oggi posso costruire con Lui, affidandomi
alla Sua Parola che nutre e trasforma il mio spirito rendendolo docile come una
colomba e astuto come il serpente per godere della grazia di Dio e al contempo
non soccombere al male? Devo fidarmi di qualcuno per poter sperare; Qualcuno di
veramente affidabile, non soggetto alle regole e alle tentazioni del mondo,
affinché questa speranza sia certa, realizzabile, senza delusioni da
mettere in conto ancor prima di intraprendere il cammino. Eppure il disincanto
inevitabile di questa vita terrena è parte indispensabile di chi porta nel
cuore un desiderio e cerca la felicità, di chi non rinuncia, di chi non si tira
indietro - queste le parole di frate Daniele, cariche di speranza, speranza
certa.
E'
la fede che fa la differenza di fronte alle prove della vita. Afferma frate
Daniele che non ci sono dolori più grandi e dolori più piccoli; ognuno di noi
li vive in base alle spalle di cui è dotato, come ci ricordano gli
anziani. Il punto è come io passo attraverso il dolore, se e quanto mi lascio
schiacciare da esso.
Gesù non scende dalla croce, eppure anche lui prova
angoscia nell'orto del Getsemani e pronuncia quelle parole che possono sembrare
un vacillare della fede: "Padre passi da me questo calice", ma
aggiunge anche "sia fatta però non la mia ma la tua volontà". Non è
stato facile nemmeno per Cristo, nonostante l'onnipotenza di Figlio di Dio;
anzi sarà stata ancor più prepotente la tentazione dal momento che bastava che
alzasse la mano o pronunciasse una parola e tutto avrebbe potuto.
Gesù è
passato attraverso la carne, attraverso la vita, ha sperimentato tentazioni e
dolori, ma è risorto, e questa è la nostra speranza certa. Lui ha vinto, ha
vinto per sempre, per noi. Perciò nulla dobbiamo temere. Ciò che ci viene
chiesto è di vigilare sulla nostra vita, di proteggere questa speranza nel
nostro cuore, di non lasciarci rubare la speranza. Come? Mutando le nostre cattive abitudini in buone abitudini, per non incorrere
in delusioni, PERSEVERANDO nello scegliere il Bene.
L'aiuto
più grande, sicuro ed efficace affinché possiamo far crescere sempre più questa
speranza certa in noi è nutrirci costantemente della Parola di Dio. E' la
nostra arma contro il male, contro il nemico fuori e dentro di noi, è il dolce
miele e la spada affilata assieme che ci trasforma ed edifica in Cristo, nostra
speranza e salvezza.
Questo l'augurio per ciascuno di noi: sperimentare quella
sete della Parola che meditata ogni giorno rende più luminoso e fiducioso il
nostro stare nel mondo.
Buon
cammino.
L.