In questo mese missionario continuiamo con le testimonianze delle nostre sorelle sparse nel mondo: vi presentiamo suor Donatella!
Suor
Donatella, hai sempre pensato di farti suora?
Dire che non
volevo essere suora non è una bugia. A 15 anni avevo le idee molto chiare e
anche un fidanzato. L’amore per una persona, anche se in giovane età, lancia
messaggi molto chiari: carica di energie positive, apre a un futuro senza
limiti, fa vedere le cose a colori con sfumature bellissime che incantano
mente, cuore e animo da lasciarti a bocca aperta.
No doubt!
Una famiglia era quello che volevo.
Poi
un’estate apparentemente normale, una come le tante altre dei miei 15 anni, un
regista: Zeffirelli, un film: Fratello
sole e sorella luna, un personaggio: Francesco d’Assisi, cambiò violentemente
le mie carte in tavola. In un secondo l’energia positiva si è trasformata in dubbio,
il futuro aperto in spazio chiuso, i colori spariti. Lotta, paura, incredulità
accompagnavano le mie giornate dopo la visione del film e una frase, sentita
dentro, durante uno dei tanti momenti di preghiera, chiara univoca: “O Io o
lui?” Un bivio davanti a me, ma non di strade ma di persone: Dio e il mio
fidanzato. Una scelta, una difficilissima scelta. Ma il cuore li può contenere
tutti e due, mia madre ne era la prova, lei religiosa eppure sposata. Perché a
me queste antitesi? Perché a me questi opposti? Non capivo.
Quali
esperienza, quali passi ti hanno aiutato a “capire” e scegliere?
Ho vissuto due
anni di lotta interiore, di interrogativi, di ricerca assennata per capire, di
preghiera fatta il più delle volte con le lacrime in un silenzio carico di
domande.
Poi il
compromesso: provo! Un’esperienza nella Casa d’accoglienza delle suore
terziarie francescane elisabettine per trovare una risposta. Il mio ragazzo mi
ha detto: “Io ti aspetto, se cambi idea”. L’attesa dell’amato che, perché ama
lascia libero l’amore stesso. Che insegnamento!
Alla fine
dei due anni, non poteva che avere Lui la vittoria. I suoi colori erano più
luminosi ed intensi; la sua energia più carica e il futuro, quello che mi
proponeva, era ricco di “fratelli, sorelle, case” da amare e servire, oltre che
a “persecuzioni e fatiche” (......)
Qual
è il Senso profondo che ha accompagnato il tuo SÌ?
Ho
pronunciato il mio sì nel 1984, l’inizio di una storia d’amore incredibile dove
le promesse sono diventate realtà. Gioie e dolori; frutti abbondanti e fallimenti;
felicità e dolori. Ma la certezza della sua presenza di amore e di
misericordia, di amore per l’uomo creato ad immagine di quel Dio che ha mandato
il suo unico figlio, Gesù, a dirci e darci la sua tenerezza e “pulirci”
dall’immagine abbruttita del male.
A quel primo
sì si sono succeduti tanti altri sì, piccoli e grandi. A volte sì detti con
convinzione e gioia, altre volte con la fiducia in Lui che, “fa bene ogni
cosa”.
Il cammino a
volte è stato lineare, facile, in piano, altre volte duro, faticoso, con le
lacrime che assetavano la mia sete di verità e giustizia. Quello che mi ha
sempre dato forza e coraggio è stata la certezza del suo amore per la debolezza
delle sue creature, io tra queste; la certezza che, come diceva Madre
Elisabetta Vendramini, fondatrice dell’Istituto a cui appartengo, sono “figlia
prediletta del Padre”; la convinzione che anche se sporca dal fango, posso
mostrare con la misericordia di Dio, la bellezza dell’immagine sua che mi ha
consegnato.
Quale
missione stai vivendo in questo momento?
Ora sono a
Betlemme, mandata dai miei superiori, arrivata qui dopo esperienze che mi hanno
formato, fatta diventare, quella donna che sono ora. Sono qui in questa terra
martoriata che non trova pace, proprio dove il Principe della pace è nato; sono
qui a prestare il mio servizio nell’unico ospedale medico pediatrico di tutta
la Palestina, con il ruolo di direttrice del centro di formazione continua del
Caritas Baby Hospital. Sono qui, sì come professionista ma soprattutto come
cristiana per condividere con la popolazione palestinese, la ricerca di un
futuro migliore; qui per condividere con loro le gioie e le speranze, le
fatiche e i dolori; sono qui per essere attenta e sincera testimone con la vita
e le opere, meno che a parole, del messaggio evangelico del Signore. La frase
che mi sta accompagnando in questo tempo e’: “Non parlare di Dio a chi non
te lo chiede, ma vivi in maniera tale che gli venga in mente di
chiedertelo”. Un po’ quello che ci sta dicendo, con la sua vita, Papa
Francesco. Non so se ci sto riuscendo ma cerco di fare il possibile per
arrivarci.
“La
carità sia il vostro distintivo” diceva Elisabetta Vendramini e....”donne
forti vi voglio, donne che sappiano abbracciare stenti e fatiche per il
bene dei prossimi tutti”. Altre due pietre miliari che vorrei guidassero
sempre i miei passi e le mie scelte, i miei innumerevoli sì detti
quotidianamente anche ora, qui in questa Terra che cerca pace e giustizia.
Lessio
suor Donatella
tfe
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