Ecco un'altra testimonianza, suor Cristina, che ora vive a Pablo Podestà (Buenos Aires)
Che cosa
ti ha portato in terra di missione, l'hai chiesto tu o hai ricevuto
un'obbedienza?
Quando ho dato il mio “Si” (non solo ho “detto” il mio sì, il
dare esprime una consegna concreta) alla consacrazione religiosa e alla
famiglia elisabetina, questo includeva la mia disponibilità piena a servire in tutta quella porzione del Regno
che il Signore aveva affidato alle elisabettine, per tanto per me non aveva
senso “chiedere” di andare in missione...se
la “casa” elisabettina si estende
in America Latina, in Africa, in
Italia, etc...a tutto questo io davo la mia disponibilità...La missione prima
di essere un luogo fisico è una attitudine del cuore!
Qual
è il tuo servizio?
Servire...puo
sembrare un gioco di parole, ma non lo è! Quando ho ricevuto l’obbedienza per
l’Argentina avevo chiesto con un certo slancio “cosa vado a fare?” In quel tempo era madre generale sr Margherita
Prado, e lei mi rispose con semplicità “la suora elisabettina!”; in un primo momento
la risposta mi disorientò, oggi a distanza di tempo mi pare di iniziare a
capire...in Argentina c’è un detto che dice: ”quien no vive para servir no sirve para vivir” mi pare chiaro
anche senza traduzione.
Cos’è
per te essere suora elisabettina in missione?
Mi domando: c’è
forse qualche suora elisabettina che non è in missione? Mi pare limitante
pensare che la missionarietà sia data da un luogo fisico, preferisco pensarla
come una attitudine del cuore, dello
spirito...una donna che si fa elisabettina dovrebbe esprimere
la sua passione per Dio e per i fratelli in ogni parte del mondo, anche
se convengo che vi possono essere “luoghi preferenziali” dove la povertà
concreta materiale e morale richieda un “plus”...
Chi vive
l’esperienza di missione in un paese straniero non è migliore di chi resta,
anzi ha dei “plus”
ai quali rispondere come per esempio: essere ponte tra le chiese, accogliere
l’esperienza di essere una “extracomunitaria”, imparare a tacere prima di
parlare o di giudicare, spogliarsi dalla
presunzione di essere “la salvatrice”
solo perché proviene da quello che alcuni definisco il primo mondo...credo che
il plus più complesso sia quello di ricordarsi della
centralità del Vangelo motivo e fine del nostro
andare.
A
distanza di tempo che cosa ti ha dato la missione? In che cosa ti ha cambiato?
Facendo un po’
i conti sono quasi 15 anni che vivo in terra Argentina, ciò che l’esperienza
missionaria mi ha dato è ...una “casa” più grande, con più fratelli,...non so
se è questione di essere cambiata in questi anni, sicuramente arricchita da un processo lento, faticoso della bellezza
della diversità che mi ha aiutato ad andare
all’essenziale delle cose ...l’incontro con un’altra cultura aiuta a
capire chi veramente sei per poter incontrare l’altro, mette a nudo più
rapidamente le tue rigidità, le tue manie...ma allo stesso tempo ti dona una
spinta verso il cammino di liberazione, che dice di cercare ciò che unisce più di
ciò che divide...la missione mi ha mostrato che ¡soy una mujer consagrada con mucha suerte! (ndr. sono una donna consacrata molto fortunata!)
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