Dio sia sempre la sola mira e meta dell'anima tua; così operando sarai un lume ben chiaro alle cieche e di aiuto alle deboli. E. Vendramini (cf. E194)
domenica 31 gennaio 2016
mercoledì 27 gennaio 2016
Chiamati a... portare frutto
Ecco,
il seminatore uscì a seminare…
V. Van Gogh, Il seminatore al tramonto
È noto come la parabola narrata
da Marco (e che ci viene proposta nell’odierna liturgia: Mc 4, 1-20) racconti di
diversi esiti della semina a seconda del tipo di terreno, immagine delle
differenti disposizioni del cuore e della vita con cui ciascuno accoglie il
Vangelo, la Buona
Notizia che il Signore rivolge a ciascuno. Personalmente.
Una cosa non cambia: la
generosa sovrabbondanza e la speranza con cui il Seminatore continua a spargere il seme sui
molti terreni. Anche quelli che conosce essere infruttuosi.
Il seme è un germe di vita che
esige condizioni favorevoli per svilupparsi. Davanti al Dono di Dio ci viene
richiesto ascolto e accoglienza profondi e totali, apertura di cuore: queste
sono le caratteristiche che dicono la dedizione, la misura, la larghezza
d’animo con cui vogliamo accogliere, comprendere e ridonare quanto ricevuto.
Gesù chiede a noi tutti una
vita che si applica nella dimensione della disponibilità, dell’attenzione e
della dedizione. Una vita attiva, perché ha orecchi per ascoltare e ascolta,
perché coltiva dentro di sé quell’amore che le fa dire un grande SÌ alle
chiamate di Dio. Questo permette al nostro cuore di dilatarsi e di poter
accogliere sempre più i doni di Dio, perché il Signore non lesina la sua Grazia
là dove essa trova spazi accoglienti e aperti alla sua presenza; là dove Egli
incontra disponibilità e generosità per un SÌ totale.
Dio continua a seminare il seme
della vocazione nella vita di ogni uomo. Nella mia. Nella tua. La risposta a
questa chiamata è rendersi terreno fertile per dare la possibilità al seme di
dare frutto.
(liberamente riadattato da Grazie perché… – Percorsi di stupore e
gratitudine per giovani,
a cura dell’Ufficio Nazionale
per la pastorale delle vocazioni – CEI)
Oggi, posso chiedermi: qual è
il seme che il Signore, instancabile e generoso seminatore, vuole seminare
nella mia vita?
Che tipo di terreno è il mio
cuore?
Scoprirò che il seme può
germogliare, sempre. In esso c’è tutta la vitalità della Promessa.
suor Ilaria
lunedì 25 gennaio 2016
Un cambio di prospettiva
Cadendo a terra, udì una voce
(At 9,4)
Caravaggio, Conversione di san Paolo (Roma, Santa Maria del Popolo)
Saulo è vinto da qualcosa di inaspettato, nella sua violenza dolcissimo e suadente. […] Cambia mentalità, questa è la sua conversione. Non la conversione da un credo falso a un credo vero, non dall’idolatria alla conoscenza del vero Dio. Saulo era già nell’alleanza, Saulo già credeva e serviva Dio con zelo. Ciò che Saulo deve cambiare è il modo, la prospettiva dalla quale guardare quella verità in cui credeva fin dalla giovinezza. Potremmo dire che Saulo era già nel desiderio di Dio, ma ha dovuto pervenire alla fede reale dentro il riconoscimento di una presenza, la quale coincideva con il suo più vero desiderio. Così Caravaggio pone il cavallo di traverso, lungo tutta la tela, posto per sbarrargli il cammino. Per dirgli: “Ciò che credi c’è ma non è come tu lo credi. Ti supera grandemente”.
[…] Saulo è costretto così a ribaltare le prospettive, lui che sulla strada di Damasco credeva di dar gloria a Dio, viene sorpreso dalla realtà tanto misteriosa da poter essere vista solo con gli occhi dell’anima.
Non ci è dato di intuire l’esito di quella caduta. Sappiamo dal testo biblico che nemmeno Saulo poté fare a meno della Chiesa. Il Signore che si era compiaciuto di rivelarsi a lui direttamente non volle educare Saulo direttamente, ma si servì di Anania, un discepolo a noi ignoto se non per questo atto di grande carità. Anche per Saulo, anche per un’esperienza straordinaria di Dio come la sua, la fede resta un gesto umano che deve nascere in modo umano. (suor Maria Gloria Riva)
Un cammino… un viaggio … che si traduce in una caduta, cecità bisognosa
della compagnia di un altro, che prepara il rialzarsi, schiude il cuore a un
nuovo modo di vedere.
Conversione e vocazione si intrecciano in Paolo, strumento scelto dal
Signore per essere testimone davanti a tutti gli uomini delle cose viste e udite, di quanto compiuto dal Signore. Davvero in lui è accaduto
quanto, secoli dopo, scrive D. Bonhoeffer: “Chi
nella sua vita ha provato una volta la misericordia di Dio, non desidera altro
che servire”.
Sia così anche per noi: se il piede vacilla e inciampa, non temiamo. E
alla Voce che risuona laddove cadiamo e che ci rimanda alla verità di ciò che
siamo e facciamo, rispondiamo con le parole di Paolo lungo la via di Damasco:
CHI SEI, O SIGNORE?
CHE DEVO FARE, SIGNORE?
Toccati dalla Misericordia, potremo anche noi cambiare prospettiva,
alzarci dalle nostre cadute, proseguire il cammino verso il
luogo (che può essere anche lo spazio del nostro cuore) in cui intuire ciò
che è stato disegnato per la nostra vita e scoprire così dove il Signore
ci chiama ad amarLo, servirLo e testimoniarLo. Nella nostra vita. Con la nostra
vita.
suor Ilaria
venerdì 22 gennaio 2016
Gesù chiama quelli che vuole
Condivido con voi, cari Giovani, alcune riflessioni nate ieri
sera, leggendo insieme ad una giovane il vangelo della liturgia eucaristica di
oggi (Mc 3,13-19).
Gesù salì sul monte.
Gesù sa quando è il momento di allontanarsi dalla gente che
ha intorno per immergersi nella preghiera. Si sceglie un luogo isolato perché
deve fare scelte importanti.
Questo è un invito a ritagliarci del tempo per pensare, per
pregare, per coltivare la relazione di amore con il Signore, soprattutto quando
la vita ci pone di fronte sfide significative, scelte che richiedono
riflessione e discernimento.
Chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne
costituì Dodici che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a
predicare con il potere di scacciare i demòni.
Così inizia ogni storia vocazionale. Inizia nel momento in
cui una persona si sente chiamata dal Signore a stare con Lui. È molto intensa
questa volontà di Gesù di chiamare chi voleva…chi vuole, perché lui sa cosa è
meglio per ciascuno, sa qual è il ‘luogo’ ove ciascuno realizza la propria vita
e può essere felice, nella pace. Davvero è necessario chiedersi cosa vuole il
Signore, perché dalla risposta dipende il mio oggi e il mio
domani.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di
Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai
quali diede il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono"; e Andrea,
Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone
il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Nomi…nomi propri di persona! Gesù non chiama in modo casuale
e nemmeno in modo generale. Gesù chiama personalmente ogni donna e ogni uomo,
tutti ma uno per uno.
Ha pronunciato il mio nome un giorno, ha alzato molto la voce
per farsi sentire.
Senti che sta pronunciando anche il
tuo?
Cari Giovani, impariamo dallo stile di Gesù a trovare spazi di silenzio per
stare con Lui e conoscerlo sempre più, per poter ascoltare la sua voce buona e
sicura che pronuncia il nostro nome per chiamarci alla vera gioia.
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
mercoledì 20 gennaio 2016
La RICERCA del TESORO
Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era
solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di
Cracovia.
Dopo anni e
anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi
ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il
ponte che conduce al palazzo reale.

Tuttavia
tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera.
Alla fine il
capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e
gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno.
Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano
paese.
Il capitano
scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto
fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io
avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a
Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un
tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a
entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli
ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente.
Eisik
lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la
sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel".
"Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli
il messaggio che ti rivolge:
c'è qualcosa
che tu non puoi trovare
in alcuna
parte del mondo,
eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".
(da Martin Buber, Il cammino dell'uomo)
condivido questa storia che mi sta accompagnando in questo tempo.
È un racconto che si traduce in invito a concentrare la mia ricerca nel profondo del mio cuore, della mia storia, della mia umanità... senza cercare altrove.
In proposito, mi viene in mente una frase di sant'Agostino che mi colpì molto ai tempi della scuola superiore (il latino non è sempre ostico, se reca in sé buone provocazioni!):
Noli foras ire
in te ipsum redi
in interiore homine habitat veritas
(Non uscir fuori da te, torna in te
stesso:
è nell'uomo interiore che abita la verità).
Quando ci viene da cercare altrove (forse per paura? Evasione?) le risposte alle domande che portiamo nel nostro cuore, non temiamo di fare ritorno a noi, di sostare nel nostro intimo!
Qui troveremo le risposte autentiche che cerchiamo. E che daranno senso alla nostra ricerca, facendoci scoprire il tesoro che il Signore ha messo nella nostra vita.
Attende solo di essere scoperto...
Buona ricerca!
suor Ilaria
domenica 17 gennaio 2016
Manifestare l'Amore
Carissimi Giovani,
mi piace condividere due provocazioni che mi vengono dalla Parola che viene proclamata oggi in tutte le chiese.
Questo, a
Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù;
A Cana, grazie alla mediazione di Maria che ordina ai
servi (e a ciascuno di noi!): “Qualsiasi cosa vi dica fatela”, Gesù garantisce il
successo di una festa di nozze, mutando l’acqua in vino. È l’inizio dei segni che
compirà lungo la sua vita, è una nuova manifestazione del Signore, dopo quella
contemplata con i Magi e nel Battesimo al Giordano. È da questo segno, da questo manifestarsi che possiamo comprendere come Dio desidera farsi vedere e riconoscere: nella grandezza e nella gratuità del Dono.
Guardo al segno compiuto da Gesù, guardo a Lui, al suo prendere parte alle vicende umane, al farsene carico mutando gli insuccessi in nuove possibilità, lo scoraggiamento in una nuova festa, l’acqua dei miei progetti calcolati e limitanti nel vino buono di una gioia smisurata.
Guardo al suo manifestarsi come Sposo dell’umanità, al suo ricordarci che il suo amore non viene meno e mi domando se abbiamo davvero capito chi è Gesù… Chi sei Gesù per me?
Come fu per i discepoli, è riconoscendo i segni della sollecitudine del suo amore che si rinnova la fede; è nell'incontro con Lui che, se voglio, la mia vita è trasformata.
mi piace condividere due provocazioni che mi vengono dalla Parola che viene proclamata oggi in tutte le chiese.
egli manifestò
la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
(Gv 2,11)
Guardo al segno compiuto da Gesù, guardo a Lui, al suo prendere parte alle vicende umane, al farsene carico mutando gli insuccessi in nuove possibilità, lo scoraggiamento in una nuova festa, l’acqua dei miei progetti calcolati e limitanti nel vino buono di una gioia smisurata.
Guardo al suo manifestarsi come Sposo dell’umanità, al suo ricordarci che il suo amore non viene meno e mi domando se abbiamo davvero capito chi è Gesù… Chi sei Gesù per me?
Come fu per i discepoli, è riconoscendo i segni della sollecitudine del suo amore che si rinnova la fede; è nell'incontro con Lui che, se voglio, la mia vita è trasformata.
Risuonano
anche alcuni passaggi della seconda lettura (cf
1Cor 12,4-11)
Vi sono diversi doni, ma uno solo è lo Spirito.
Vi
sono vari modi di servire, ma uno solo è il Signore.
Vi
sono molti tipi di attività ma chi muove tutti all'azione è sempre lo stesso
Dio.
In
ciascuno lo Spirito si manifesta in modo diverso, ma sempre per il bene comune.
San Paolo mi ricorda che mio primo dovere è scoprire
quali sono i doni che ho ricevuto, grandi o piccoli, non importa.
Il secondo è prender coscienza che li ho ricevuti non
a mio uso e consumo, ma per il bene di tutti, in particolare per il bene di chi
mi passa accanto.
È importante saper
riconoscere i propri doni! Qual è il dono che il Signore mi fa? Quale ministero
mi vuole affidare?
È noto come si concluda nel cap. 13 il discorso di
Paolo: c'è un dono più grande di tutti e a questo dobbiamo aspirare e questo
dobbiamo chiedere con insistenza: è la capacità
di amare. Senza di questa, senza
la capacità di amare che viene da Dio, tutti gli altri doni, tutte le altre
capacità perdono valore.
Donami… donaci, Signore, il tuo Spirito, fonte di
ogni dono,
Luce per riconoscere i Tuoi doni e per scoprire il modo di servirTi
e lodarTi,
dove e come ci chiami a manifestare i segni del tuo Amore nella
storia umana.
suor Ilaria
sabato 16 gennaio 2016
La MISERICORDIA di Dio e la VOCAZIONE dell'uomo
Passando vide Levi, il figlio di Alfeo,
seduto al banco
delle imposte e gli disse:
“Seguimi”.
Ed egli si alzò e lo seguì.
Carissimi Giovani,
oggi il Vangelo (Mc 2, 13-17) mette sulla strada della
nostra ricerca di Vita, del senso da dare alla nostra esistenza, un testimone
la cui esperienza di Gesù esprime un fatto fondamentale di ogni chiamata.
Non c’è vocazione e vera sequela se non riconosciamo e non
interpretiamo lo sguardo di benevolenza e di misericordia con cui il Signore
guarda noi, la nostra storia, la nostra ricerca e anche il nostro peccato.
Così è stato per Matteo, raggiunto dallo sguardo misericordioso di Gesù che, perdonando i suoi peccati e vincendo le resistenze e la
chiusura di chi vedeva in lui solo un peccatore e un pubblicano, lo sceglie per
essere uno dei Dodici. Perché stia con Lui.
Il Signore ci doni la grazia di sentirci toccati dal Suo
sguardo e, sperimentando così la tenerezza dell’amore e della guarigione,
sgorghi dal nostro cuore il desiderio di seguirlo. Guardando alla nostra vita e
a quella dei fratelli con gratitudine e misericordia.
Oggi e sempre.
Buona ricerca dello Sguardo che converte, accoglie... chi-ama.
suor Ilaria
domenica 10 gennaio 2016
Figli amati!
Il
cielo si aprì… venne una voce dal cielo:
“Tu
sei il figlio mio, l’amato:in te ho posto il mio compiacimento”.
(Lc 3, 21 -22)
“Tu sei la mia figlia diletta
nella quale ho posto le mie
compiacenze".
Tal voce mi scoperse la bontà del Signore
e mi animò ad abbandonarmi in quelle
braccia paterne.
Replicai: “E tu sei il mio Padre diletto
nel quale ho posto tutto il mio amore”.
(dagli
Scritti della beata Elisabetta
Vendramini)
Fissiamo lo sguardo su Gesù,
seguiamolo lungo le vie che ha percorso dopo il battesimo nel Giordano: è lì
che ha iniziato la Sua
missione, con la forza dello Spirito e la voce del Padre che l’ha dichiarato
“figlio amato”.
Dio fa così anche con noi: continua a sceglierci come figli amati, ci rende capaci di essere testimoni, di vivere la missione che ci affida.
Riscoprirsi destinatari dell’amore di predilezione del Padre. Questa è la vocazione alla quale siamo chiamati!
Nella nostra vita prenderà forma l’esperienza che fu di Elisabetta Vendramini:
“Come mai io
posso essere come Gesù la vostra figlia diletta
e posso credere che abbiate posto in me
le vostre compiacenze?”
E subito mi fu risposto:
“In Gesù ho posto le mie compiacenze
per la pienezza della mia grazia,
in te per la mia misericordia”.
(dal Diario)
a noi il desiderio di rispondere all’Amore che ci ama.
Buon cammino… nella meraviglia e
gratitudine di sentirci figli amati!
giovedì 7 gennaio 2016
The day after…l’arrivo dei Magi
L'adorazione dei Magi - Giorgione
Cari
Giovani in ricerca del Signore,
ieri
abbiamo celebrato la solennità dell’Epifania e il vangelo ci ha narrato l’arrivo
dei Magi presso la grotta dove si trovava Gesù (Mt 2,1-12).
Nel post precedente abbiamo riflettuto su alcuni aspetti del cammino dei Magi; il giorno dopo può essere ancora utile, per la nostra ricerca di Gesù, riflettere su altri loro atteggiamenti.
«Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in
dono oro, incenso e mirra».
Si
prostrarono: i Magi si fermano davanti a Gesù Bambino e incontrano Dio, il Signore! Riconosciamo anche noi la grandezza di Dio, mettendoci ai suoi piedi, in ginocchio, per dirgli tutto il
nostro rispetto e lasciare che Lui ci copra con la sua ombra.
Lo
adorarono: in silenzio, con lo sguardo fisso su Gesù come i Magi, riempiamo i nostri occhi e il nostro cuore della sua presenza, della visione di
Lui che solo può dare senso ai nostri giorni e alla nostra ricerca.
Gli
offrirono in dono oro, incenso e mirra: i Magi
offrono doni per dare lode al Signore, riconoscendolo come il Salvatore. Anche noi
siamo chiamati a offrire a Dio dei doni, doni nostri; forse potremmo anche
scegliere di donargli tutto di noi, la nostra vita intera?
Buon cammino, cari Giovani!
suor barbara
mercoledì 6 gennaio 2016
Una gioia grandissima
Meditavo la bella
sorte dei Magi alla vista di Gesù alla capanna
e la loro prontezza nel
seguire l'ispirazione e lasciar tutto;
ma molto più mi colpì
la loro fede
nel credere quel bambino Dio immenso,
onnipotente sotto
forme tanto povere.
(dal Diario della beata Elisabetta Vendramini)
Giotto - Adorazione dei Magi (Cappella degli Scrovegni, Padova)
“Proviamo
a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell’anima.
Il
primo passo è: saper uscire dagli schemi, saper correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando
oltre.
Il
secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore occorre viaggiare, con
l’intelligenza e con il cuore. Occorre cercare, di libro in libro, ma
soprattutto di persona in persona. Allora siamo vivi.
Il
terzo passo: cercare insieme. I Magi sono un piccolo gruppo che guarda nella
stessa direzione, fissano il cielo e gli occhi delle creature, attenti alle
stelle e attenti l’uno all’altro.
Il
quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Magi è pieno di sbagli:
arrivano nella città sbagliata, parlano del bambino con l’uccisore di bambini,
perdono la stella, cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le
braccia della madre. Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l’infinita
pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella provarono una grandissima
gioia.
Dio
seduce sempre, perché parla la lingua della gioia”. (p. Ermes Ronchi)
I
Magi hanno vissuto un lungo tempo di ricerca, tante azioni, avvenimenti,
domande, incontri… per un solo scopo: incontrare il Bambino, adorarLo. E
gustare la gioia di questo incontro!
Anche tu, io… mettiamoci in cammino. Diamo un nome alla stella che oggi illumina i nostri passi e con stupore scopriremo che stella è
… stella è la storia che viviamo ogni giorno, i volti e le storie che interpellano la nostra coscienza e bussano alle porte del nostro cuore…
… stella è la testimonianza del fratello e della sorella che come noi cerca il Signore e si è messo in cammino…
… stella è la condivisione, la possibilità di fare la strada con altri compagni.
Con
gioia scopriremo che Dio si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero.
Buon
cammino a tutti i cercatori di Dio!
suor Ilaria
lunedì 4 gennaio 2016
Che cosa cercate?
Il
Vangelo odierno (Gv 1,35-42) propone questa domanda fondamentale. È una
domanda a cui sono esposta ogni giorno, se solo decido di lasciare spazio al
Signore che me la rivolge. E Lui continua a pormela perché è necessario che
chiarisca in me ciò che cerco, l’ideale che mi affascina e perseguo: è la meta
che orienta le scelte e dà senso alla quotidianità.
Che cosa sto cercando?
Chi sto cercando?
È
bello questo primo incontro di Gesù con quelli che diventeranno i suoi
discepoli: è un incontro che il testo evangelico scandisce utilizzando una
serie di verbi: fissare lo sguardo, ascoltare, seguire, cercare, vedere, trovare,
rimanere, condurre.
Ogni
verbo racconta un frammento di quello che è l’itinerario spirituale, della sequela
di Gesù. È un incontro di sguardi che
fanno sentire conosciuti in profondità; è ascolto
riflessivo di un testimone che sfocia nella ricerca di qualcosa che dia senso e significato nuovo all’esistenza;
è decisione di lasciare che il cuore
e la mente sostino e rimangano laddove si sente che c’è un Amore più grande che
chiama e dà senso a ogni gesto, parola, pensiero… scelta. Una scoperta tanto
bella da non riuscire a tenere solo per se stessi, ma che va condivisa.
Maestro, dove dimori? Il Signore dimora nell’umanità:
nella mia umanità, in quella del fratello e della sorella con cui faccio ogni
giorno un tratto di strada e condivido la vita.
Ha
posto la sua dimora in mezzo a noi e si fa incontro ogni giorno. A me non
mancare l’appuntamento… le mie “quattro del pomeriggio”.
Donami
Signore di non stancarmi nel cercarTi, di lasciare che il Tuo sguardo penetri
la profondità del mio cuore, di rimettermi ogni giorno in cammino per scoprire
dove dimori, dove mi attendi, dove mi chiami a sostare per rimanere nel Tuo Amore.
suor
Ilaria
domenica 3 gennaio 2016
Ssshhh....
Mentre il silenzio fasciava la terra
e la notte era a metà del suo corso,
tu sei disceso, o Verbo di Dio,
in solitudine e più alto silenzio.
La creazione ti grida in silenzio,
la profezia da sempre ti annuncia,
ma il mistero ha ora una voce,
al tuo vagito il silenzio è più fondo.
E pure noi facciamo silenzio,
più che parole il silenzio lo canti,
il cuore ascolti quest'unico Verbo
che ora parla con voce di uomo.
A te, Gesù, meraviglia del mondo,
Dio che vivi nel cuore dell'uomo,
Dio nascosto in carne mortale,
a te l'amore che canta in silenzio.
David Maria Turoldo
Il silenzio può essere conseguenza di molti avvenimenti, dallo sconcerto allo stupore, ma di sicuro in questo tempo di Natale che oramai volge alla fine, il silenzio è quella disposizione interiore ed esteriore che ci aiuta a contemplare la presenza di Gesù nella nostra vita e a ricordarci che Lui ci ama di un amore totale! Che la contemplazione del suo volto, che il silenzio alla sua presenza, "illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati"!
Buona seconda Domenica di Natale cari giovani!
sr Anna stfe
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