Cari Giovani,
mentre ci avviciniamo sempre più alla celebrazione
della 53° Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, domani domenica 17
aprile, scrivo qui alcuni pensieri che ho già condiviso con un numerosissimo
gruppo di giovani, lunedì scorso, in Seminario Maggiore a Padova.
La veglia era inserita nella Scuola di preghiera dal
titolo la Dispensa della Misericordia.
Mi è stata posta una domanda: Pensando alla dispensa della tua
esperienza vocazionale, quali sono stati gli ingredienti della tua risposta
alla chiamata che ti è stata rivolta?
Questa la mia semplice testimonianza.
«Tanti
ingredienti, tanti… impastati insieme mi hanno portato a dire sì al Signore. Mi soffermo su tre, importanti allora quanto oggi.
Il
primo è il Vangelo.
Ho conosciuto Gesù in famiglia e in parrocchia ma ho
potuto incontrarlo in modo più personale nella sua Parola, frequentando un
gruppo di giovani francescani, la Gi.Fra, che si incontrava presso la chiesa di
S. Francesco, a Brescia, mia città di origine. È stata una esperienza
fondamentale verso la comprensione di ciò che il Signore voleva per me.
L’incontro con Francesco di Assisi, le sue domande di senso e il suo fidarsi totalmente
della Parola, hanno segnato l’inizio del cammino di discernimento vocazionale.
Avevo anche io in cuore molte domande… altre me le
sentivo rivolgere dall’esterno. Un giorno il mio padre spirituale mi disse: «Sei sicura che la tua
vocazione sia il matrimonio?».
La risposta fu un sonoro e sicuro sì che mi lasciò
però poi senza parole, perché in fondo quella era una domanda che io non mi ero
mai posta, sicura di quanto volevo. Ma era ciò che volevo io.
Determinante ancora una volta è stato il confronto
con la Parola di Dio, perché le risposte al mio cercare erano disseminate
proprio lì, nel Vangelo. Ho capito pian piano che il Vangelo era una bellissima
dichiarazione d’amore del Signore, che mi chiedeva un amore unico ed esclusivo,
che avrebbe dato senso e valore alla mia vita. Per questo gli ho dato credito e ho deciso di
seguirlo, sulla sua Parola.
La
mia umanità.
Di fronte alla proposta del Signore, molte volte
facevo l’esperienza del mio essere limitata, del non essere capace di vivere
davvero il Vangelo, di amare, di servire. A volte ho pensato che si stesse sbagliando
a chiamare me, a volte sono scappata perché mi ritenevo inadeguata. Lui l’Altissimo
Onnipotente Signore perché cercava proprio me?
È stato in quel periodo che ho cominciato a sentire
su di me uno sguardo particolare da parte Sua, uno sguardo che non riuscivo a
ricambiare. Uno sguardo che si è fatto sempre più concreto quando, senza metterlo
in conto, ho conosciuto le suore suore elisabettine.
E qui è scoccata la scintilla. L’esperienza di
Elisabetta Vendramini, il suo sentirsi niente davanti alla grandezza di Dio, ma
nello stesso tempo aver sperimentato la misericordia infinita del Padre, ha
fatto contatto con la mia esperienza.
Ho capito che Dio mi ama anche e PROPRIO con i miei
limiti, che la mia bella e a volte ferita umanità era ed è il luogo dove Lui
viene ad abitare perché io lasci fare a lui. Ho capito che le mie ferite sono
strumento per incontrare le ferite degli altri.
Infine,
i miei desideri.
Da ragazzina, avevo le idee molto chiare sul mio
futuro, come vi ho detto. Coltivavo moltissimi desideri e volevo realizzarli a
tutti i costi perché sapevo che mi avrebbero resa felice; in particolare desideravo
formarmi una famiglia numerosa, avere tanti figli, diventare un’insegnante,
girare il mondo, rendermi utile.
Accogliere l’invito di Gesù a lasciare i miei
progetti per seguirlo, è stato ribaltare la mia vita; ma su una certezza: il
Signore non vuole per me altro che il bene, ciò che può rendere piena e lieta
la mia vita. Perché lui mi ama, è Padre e Padre misericordioso.
I miei desideri di ragazzina sono ancora nel mio
cuore e so bene che non saranno mai realizzati come io sognavo alcuni anni fa; per
esempio non sarò sposa e madre come immaginavo. Ma se il Signore scombina i
piani non distrugge i nostri desideri più profondi. Ci permette di realizzarli
secondo il suo progetto, al quale noi dobbiamo convertirli. Dopo alcuni anni,
oggi posso dire che quello che desideravo allora, si sta compiendo.
Ecco…Vangelo, umanità e
desideri. Il Signore sta impastando la mia vita con questi e molti altri ingredienti e vi assicuro, che
pur sentendo a volte la forza della sua opera che si scontra ancora con qualche
mia resistenza, le sue carezze e la sua
cura mi confermano continuamente che vale la pena seguirlo con coraggio e
fiducia».
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