10 novembre 1828 - 10 novembre 2016
Nel 1828 fui posta con una compagna, dopo mille vicende, in una splendida
reggia della santa povertà, priva persino del letto, aspettandolo da Dio,
autore di tale impresa.
Risplendette lo stesso giorno la sua provvidenza e mi fu dato un
pagliericcio e una coperta di lana, perché ben cominciava il freddo.
Le stanche mie membra, sbattuti da alcuni mesi dalla terzana, trovarono in
questo duro letto quel riposo che in un morbido letto non avevo trovato fino a
quel punto.
Le notturne stelle, che dalla bucata soffitta vedere si facevano, non
potevano essere che amabili se il sonno, straniero da molti agli occhi miei,
tolta non mi avesse sì cara contemplazione. (Elisabetta
Vendramini, “Memorie dell’Impianto”).
Far memoria vuol dire celebrare, ringraziare, guardare ciò che è stato per ricevere nuova energia per continuare a camminare.
Oggi, nella memoria della nascita della terziaria famiglia elisabettina,
ringrazio il Signore per aver donato a me e a molte altre donne, un luogo dove vivere la vocazione all’amore, seguendo Gesù e servendo le sue
figlie e i suoi figli.
Il filo che unisce quel giorno ad oggi, talvolta fragile ma anche robusto e forte, continui a tenere unite madre Elisabetta e noi sue figlie, per
la potenza dello Spirito Santo, per la fedeltà del Signore Gesù.
Buona festa, a noi e a chi ci è accanto!
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
La soffitta ieri e oggi
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