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lunedì 23 dicembre 2019
lunedì 16 dicembre 2019
lunedì 9 dicembre 2019
martedì 3 dicembre 2019
lunedì 25 novembre 2019
lunedì 18 novembre 2019
domenica 17 novembre 2019
Santa Elisabetta d'Ungheria, regina tra i poveri
Ad
Elisabetta piaceva portare di nascosto cibo e denaro ai poveri. Un giorno,
carica di queste cose, scendeva per irti e stretti sentieri che dal castello
conducevano in città, in compagnia di una delle sue ancelle più care. Portava
sotto il mantello pane, carne, uova ed altro cibo, quando suo
marito, reduce dalla caccia, le comparve davanti all'improvviso. Meravigliato
nel vederla andare curva sotto il peso del suo fardello le disse: «Lasciami vedere quello che porti»; e lei tutta tremante apri il
mantello: non c'erano altro che rose bianche e rosse, le più
belle anche gli avesse mai visto.
Felice coincidenza oggi, celebrare la nostra patrona nella III Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco per non dimenticare che i poveri ci mostrano il volto di Dio e noi abbiamo delle responsabilità.
(Storia di
S. Elisabetta, di C. Montalembert)
cappella di Casa
Santa Sofia-Padova
Gli
storici affermano che questo fatto non sia mai accaduto, ma sia una leggenda
nata per descrivere romanticamente lo stile di vita di santa Elisabetta.
In ogni
caso questo racconto mi fa riflettere.
Le rose.
Il segno
della femminilità e della regalità. Quale donna non gradisce ricevere un mazzo,
anche una sola di questi fiori bellissimi e (una volta!)
profumatissimi? La rosa, regina del giardino, da sempre richiama il
dono dell’amato all'amata, il fiore per eccellenza che richiama
femminilità, bellezza e delicatezza. Elisabetta, nella sua breve vita, è stata
una giovane che ha vissuto in modo molto intenso il suo essere donna e il suo
essere regina, con le caratteristiche tipiche che contraddistinguono questi due
aspetti, in modo originale e talvolta anche provocatorio rispetto al modo
di pensare e alla cultura del tempo: dolcezza e fortezza, semplicità e
determinazione, umiltà e coraggio.
La
leggenda dice che queste rose prima di essere tali erano pane.
Il pane.
Un
elemento fondamentale che sfama e nutre.
La
giovane regina Elisabetta, sull'esempio di Gesù e di San Francesco
che aveva scelto come ispiratore di vita, portava il pane ai poveri per
condividerlo con loro.
Elisabetta
è stata una donna di carità, che ha donato tutto ciò che possedeva, la sua vita
stessa, a chi non aveva nulla, soprattutto ai piccoli e agli esclusi della
società.
Felice coincidenza oggi, celebrare la nostra patrona nella III Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco per non dimenticare che i poveri ci mostrano il volto di Dio e noi abbiamo delle responsabilità.
Festeggiare
oggi Elisabetta e rinnovare devozionalmente i voti di obbedienza, povertà e
castità, permette a noi suore elisabettine di ringraziare il Signore per il
dono di essere donne e consacrate nella terziaria famiglia e chiedere ad
Elisabetta d’Ungheria di continuare ad intercedere per noi la capacità di
servire i poveri, gli ultimi, le sorelle e i fratelli che vivono
nelle periferie, testimoniando l’amore di Cristo con la dolcezza e la premura
femminile, alla regale.
Auguri a
tutte le sorelle francescane elisabettine e all'Ordine francescano secolare.
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
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venerdì 15 novembre 2019
Siete partite, vi siete fidate
Suor Emiliana e suor Lucia in questo anno ricordano 25 anni di consacrazione al Signore nella famiglia elisabettina.
A distanza di qualche settimana, per continuare a ricordare, pubblichiamo l'omelia che don Sergio, fratello di suor Lucia, ha pronunciato durante la S. Messa in Casa Madre, il 26 ottobre scorso.
suor Lucia e suor Emiliana nella Chiesa di Taggì di Sotto
Oggi, per
me, è un giorno speciale: stamattina sono con voi suor Lucia e suor Emiliana a
ringraziare il Signore per i vostri 25 anni di vita consacrata e oggi
pomeriggio sono in cattedrale per l’ordinazione dei diaconi e invocare su di
loro, con il vescovo Claudio, il dono abbondante dello Spirito Santo.
E’ come se
oggi Dio mi “prendesse in disparte” “lontano dalla folla” come ha fatto Gesù
con il sordo muto del Vangelo ascoltato oggi: sono certo che oggi farò il
“pieno di Dio”. Egli, oggi, mi prende dal mondo che spesso mi sommerge e mi fa
respirare la presenza dello Spirito, aiutandomi così ad andare alle sorgenti
del mio essere prete, dono per Dio e per i fratelli.
E sono
proprio questi momenti che ci ricordano che noi “siamo di un’altra pasta”,
siamo dello Spirito, nati da lui e impegnati a vivere in lui. E proprio san
Paolo, nella lettura di oggi, lo ricorda ai suoi cristiani: “voi però … siete
dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.
E’ la nostra
grande dignità.
E credo che
voi, Emiliana e Lucia, testimoniando la vostra gioia, ringraziando il Signore
per il dono di essere state chiamate da lui, state ricordando, prima di tutto a
voi stesse e poi a tutti noi, che abbiamo una grande dignità, la dignità di
figli, amati da Dio di un amore immenso; ci ricordate che questo Dio vi ha
accompagnate in questi anni, vi ha aiutato a rialzarvi e vi ha sostenuto nel
vostro quotidiano cammino; e comprendete, forse più ora che 25 anni fa, che
questo Dio è l’essenziale della vostra vita, è il respiro senza il quale non
potete vivere.
Il Vangelo
di oggi, che è quello della vostra prima professione, ci racconta dell’incontro
di Gesù con un sordo muto e colpisce il fatto che Gesù, all'invito di imporgli
la mano, fa molto di più: lo prende, per mano probabilmente, lo porta via con
sé, in disparte, lontano dalla folla e così gli esprime un’attenzione speciale:
ora lui non è più uno dei tanti emarginati anonimi, ora è il preferito e il
maestro è tutto per lui; comincia così tutta una serie di sguardi, gesti molto
concreti e insieme molto delicati che dicono il rapporto bello, intimo,
privilegiato di Gesù con l’ammalato.
Ringraziare
vuol dire accorgersi con stupore che Gesù tutto questo l’ha fatto su ciascuno
di noi, l’ha fatto su di me, l’ha fatto su di voi Emiliana e Lucia: vi ha prese
per mano e portate in disparte con sé, lontano dalla folla dove vivevate, ha
manifestato su di voi un’attenzione speciale e siete diventate preziose per
lui, tanto che vi ha toccate, chiamate a sé e mandate nel mondo.
Apritevi, vi
ha detto “effatà” e l’ha pronunciato su ciascuna di voi. E siete partite, vi
siete fidate; oggi siete qui e state dicendo: “Abbiamo fatto bene”, “Ha fatto
bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
La vostra
vita continui ad annunciare le meraviglie del Signore; possiate sempre gridare
al mondo che lui ha fatto bene ogni cosa, perché l’ha fatto e la sta facendo in
voi.
E’ l’augurio
che oggi, tutti noi, vi facciamo e per questo preghiamo con voi e per voi.
don Sergio Turato, parroco
Continuiamo a ringraziare il Signore che rende la vita bella a chi si affida a Lui.
Il dono di sé all'Amore è possibile sempre.
Per questo, cara giovane, non perdete tempo e ascolta dove il Signore vi sta chiamando. Sarà bello!!
lunedì 11 novembre 2019
domenica 10 novembre 2019
Casa
10 novembre 1828 - 10 novembre 2019
Nel 1828 fui posta con una compagna, dopo mille vicende, in una splendida
reggia della santa povertà, priva persino del letto, aspettandolo da Dio,
autore di tale impresa.
Risplendette lo stesso giorno la sua provvidenza e mi fu dato un
pagliericcio e una coperta di lana, perché ben cominciava il freddo.
Le stanche mie membra, sbattuti da alcuni mesi dalla terzana, trovarono in
questo duro letto quel riposo che in un morbido letto non avevo trovato fino a
quel punto.
Le notturne stelle, che dalla bucata soffitta vedere si facevano, non
potevano essere che amabili se il sonno, straniero da molti agli occhi miei,
tolta non mi avesse sì cara contemplazione. (Elisabetta Vendramini, “Memorie
dell’Impianto”).
la reggia soffitta - casa madre, Padova
La
giovinezza è un tempo prezioso per 'trovare casa'.
È il
tempo della conoscenza profonda di sé per poter giocare i propri talenti
al meglio; è il tempo dell'impegno serio per realizzare i
propri sogni e desideri; è il tempo soprattutto della ricerca per
comprendere quale sia la vocazione a cui il Signore chiama.
Trovare casa
vuol dire trovare il luogo dove piantare le proprie radici per
vivere con consapevolezza la vita, secondo il progetto di amore di Dio.
Oggi, nella
memoria della nascita della terziaria famiglia elisabettina, ringrazio il
Signore per aver donato a me e a molte altre donne, una casa (non
solo di mattoni, ma di cuori e valori, di affetti e di doni
spirituali) dove vivere il Vangelo e la vocazione all'amore, una casa da
cui partire e in cui ritornare, seguendo Gesù e servendo le sue figlie e i suoi
figli.
Che
questa casa continui ad essere un luogo di pace e fraternità
perché la famiglia elisabettina viva la sua missione, unita
a madre Elisabetta, per la potenza dello Spirito Santo, per la fedeltà del
Signore Gesù e possa essere luogo di serenità e sollievo per molti.
Buona festa,
ad ogni sorella elisabettina e a tutti colori che in vari modi abitano le
nostre case!
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
p.s.
Se vuoi conoscerci vieni a trovarci a casa nostra
Se vuoi conoscerci vieni a trovarci a casa nostra
Casa Madre
via Beato Pellegrino, 40
Padova
Casa Santa Sofia
via G. Falloppio, 49
Padova
Casa Incontro
via San Benedetto, 46
Assisi
lunedì 4 novembre 2019
sabato 26 ottobre 2019
Sei inquieta?
Stamattina nella nostra Casa Madre ho partecipato alla celebrazione eucaristica di ringraziamento per i 25 anni di consacrazione al Signore nella famiglia elisabettina di suor Emiliana e suor Lucia.
Cosa ho visto?
Ho visto due donne piene di gioia per il dono della consacrazione ricevuto da Dio e per la sua fedeltà in ogni passo della loro varia, bella, talvolta anche faticosa vita alla sua sequela.
Ho visto due donne piene di gioia per il dono della consacrazione ricevuto da Dio e per la sua fedeltà in ogni passo della loro varia, bella, talvolta anche faticosa vita alla sua sequela.
suor Lucia e suor Emiliana
Al termine della S. Messa, durante il momento di fraternità e festa, mi si è avvicinata una suora, molto anziana, ma vispa e piena di entusiasmo che ha trascorso quasi tutta la sua vita di elisabettina in Ecuador che con un grande sorriso mi ha salutato e poi posto una domanda: «Suor Barbara, quante sono le ragazze inquiete che conosci?».
Dopo un attimo di smarrimento ho risposta: «Beh, in verità ne conosco diverse di ragazze inquiete».
«Bene - continua lei - io ogni giorno dico: Senti Signore, per favore, fa le giovani inquiete trovino la quiete, trovino qualcuno che dia loro pace!».
Io, incantata di fronte a queste parole e di fronte a questa sorella preoccupata della inquietudine dei giovani e in particolare delle giovani di oggi, socchiudendo gli occhi ho intravisto i volti di quelle ragazze che cercano, cercano affannosamente la gioia, un porto sicuro dove fermarsi, un amore grande per cui dare in dono la vita.
Anche suor Dolores, così si chiama questa mia sorella elisabettina maggiore, con il suo sguardo limpido, le rughe morbide sul viso, le gambe stanche per i molti chilometri percorsi nella foresta e la gioa sul volta, mi testimonia che Dio è fonte di pace, di gioia, porto sicuro dove riparare.
E tu, sei tranquilla o inquieta?
Cosa cerchi?
Chi cerchi?
Anche io chiedo al Signore che tu possa trovare la pace, in Gesù.
venerdì 25 ottobre 2019
Cosa vuoi che io faccia, Signore?
«Cosa vuoi che io
faccia, o Signore?»
E infatti un'altra notte, mentre dorme,
sente di nuovo una voce, che gli chiede premurosa dove intenda recarsi.
Francesco espone il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per
combattere. Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più
utile, il servo o il padrone. «Il padrone», risponde Francesco. «E allora
- riprende la voce - perché cerchi il servo in luogo del padrone? ». E
Francesco: «Cosa vuoi che io faccia, o Signore?». « Ritorna -
gli risponde il Signore - alla tua terra natale, perché per opera mia si
adempirà spiritualmente la tua visione».
(2 Celano II, FF 587).
«Cosa vuoi che io faccia,
o Signore?»
Questa domanda che il giovane Francesco rivolse al Signore durante una
notte faticosa e agitata, rivela il suo desiderio di conoscere quale fosse il
progetto che Dio stava sognando per lui e con lui.
Questa domanda abita il cuore di molti giovani, donne e uomini che si
chiedono come e dove vivere la chiamata all'amore che Dio rivolge ad ogni
persona.
Francesco, una volta presa consapevolezza che Dio lo stava cercando, si
mise in ascolto della sua Parola, della sua Voce e decise di cercare la
risposta.
Anche Elisabetta Vendramini, la nostra fondatrice, si è chiesta dove il
Signore la stesse chiamando e dopo una lunga ricerca approdò a Padova, dove
ebbe la possibilità di seguire il Signore, servendo i poveri e divenendo per
ogni persona strumento di misericordia. (www.elisabettine.info)
«Cosa vuoi che io faccia, o
Signore?»
Cara giovane, se anche tu ti poni questa domanda, se senti che il Signore
ti sta chiamando a stare con Lui, a seguirlo donando la vita a Lui e alle
sorelle e ai fratelli, se ti interessa conoscere meglio la Congregazione delle
suore francescane elisabettine, ti proponiamo un percorso di discernimento
vocazionale.
Cinque appuntamenti per pregare, riflettere, confrontarsi
con altre giovani in un clima semplice e fraterno.
Gli incontri si svolgono presso Casa Santa Sofia, a padova in via G. Falloppio, 49.
Se sei interessata, vuoi ricevere informazioni o chiarimenti puoi
contattare
suor Barbara Danesi barbara.danesi@elisabettine.it
suor Paola Cover
paola.cover@alice.it
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mercoledì 23 ottobre 2019
CORSO PORZIUNCOLA 2019-2020
Itinerario francescano vocazionale.
Per ragazzi e ragazze dai 19 ai 32 anni
A te giovane proponiamo un itinerario di ricerca vocazionale a '360 gradi' per vivere secondo il Vangelo, accompagnato da Francesco d'Assisi ed Elisabetta Vendramini.
Negli incontri che ti offriamo cercheremo di leggere i segni che permettono di riconoscere il sentiero che Dio traccia per te, qualunque sia la tua chiamata.
Calendario degli incontri:
23-24 NOVEMBRE 2019 - CHIAMATI ALLA VITA
Le stelle rispondono: «Eccoci!»
e brillano di gioia per colui che le ha create.
14-15 DICEMBRE 2019 - PER GENERARE VITA
I due saranno una sola carne.
18-19 GENNAIO 2020 - PER ESSERE MINISTRI E TESTIMONI
Fate questo in memoria di me.
15-16 FEBBRAIO 2020 - PER STARE CON LUI E ANDARE NEL SUO NOME
Voi siete il sale della terra.
4-5 APRILE 2020 - PER TESTIMONIARE L’ASSOLUTO
Voi siete la luce del mondo.
13-14 aprile 2019 - PER ESSERE FERMENTO NEL MONDO
Come lievito nella pasta.
9-10 MAGGIO 2020 - PER PORTARE A TUTTI IL VANGELO
Andate in tutto il mondo…
15-16-17 maggio 2020 -
Esercizi spirituali vocazionali a Torreglia (PD)
Per partecipare contatta uno degli animatori Gruppo Porziuncola:
suor Barbara Danesi, francescana elisabettina
barbara.danesi@elisabettine.it
suor Paola Cover, francescana elisabettina
paola.cover@alice.it
fra Alberto Tortelli, francescano conventuale
fra.alberto@davide.it
Note informative:
● Ti chiediamo un colloquio previo e la continuità nella partecipazione.
● Gli incontri avranno inizio alle ore 18.30 del Sabato e termineranno alle ore 16.30 della Domenica.
● Porta con te la Bibbia, un quaderno ad anelli piccolo, lenzuola o sacco a pelo.
● Ti sarà chiesto un contributo spese.
Sede degli incontri:
Casa S. Sofia
Via Falloppio, 49 - 35121 PADOVA
Tel. 049 655216
santa.sofia@elisabettine.it
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martedì 22 ottobre 2019
Quando cercate la felicità
In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la
felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate;
è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di
radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge
a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore
le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in
voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di
seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il
coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la
società, rendendola più umana e fraterna.
(San Giovanni Paolo II, Tor Vergata - 19 agosto 2000, XV GMG)http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2000/jul-sep/documents/hf_jp-ii_spe_20000819_gmg-veglia.html
lunedì 21 ottobre 2019
Fate attenzione...
Il Signore ci insegna qual è il cammino: non è il cammino della povertà per la povertà. No! E’ il cammino della povertà come strumento, perché Dio sia Dio, perché Lui sia l’unico Signore! No l’idolo d’oro! E tutti i beni che abbiamo, il Signore ce li dà per fare andare avanti il mondo, andare avanti l’umanità, per aiutare, per aiutare gli altri. Rimanga oggi nel nostro cuore la Parola del Signore: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".
(Papa Francesco, Santa Marta, 21 ottobre 2013)
mercoledì 16 ottobre 2019
IN CAMMINO… VERSO ASSISI
Romano d’Ezzelino-Passignano
sul Trasimeno-Assisi
15-21 luglio 2019
Giugno 2019,
don Cesare e suor Isabella, accompagnatori del gruppo Giovanissimi della Parrocchia
di Romano d’Ezzelino, propongono per l’estate un camposcuola itinerante. È così
che, circa un mese dopo, assieme a 15 giovani, tra i 15 e i 20 anni caricano lo
zaino in spalla e… via, si parte! Cammina, cammina attraversiamo le località di
Passignano sul Trasimeno, Mantignana e Perugia, per arrivare -4 giorni e 60
chilometri dopo!- alla nostra meta: la suggestiva città di Assisi.
Ad
accoglierci è un magnifico tramonto che, per un attimo ci fa dimenticare la
stanchezza, il dolore alla schiena e i piedi ricoperti di vesciche. Perché sì,
affrontare un cammino del genere è senza dubbio faticoso e per nulla scontato.
Bisogna mettere in conto tante cose e ricordare sempre che il cammino è
innanzitutto esperienza di essenzialità e condivisione. Ma anche spirito di
adattamento e forza di volontà sono due ingredienti essenziali per vivere una
settimana di pellegrinaggio come la nostra. Un camposcuola itinerante è anche
un’occasione per prendere consapevolezza dei propri limiti, e per capire così
che ognuno di noi è diverso ma che tutti meritano lo stesso rispetto.
Questo
camposcuola ha dato a molti di noi l’opportunità di mettersi in gioco e di
crescere a livello personale, imparando ad affrontare le piccole sfide
quotidiane anche grazie all’aiuto degli altri. Aiuto e condivisione sono stati
proprio due elementi costanti durante la nostra settimana di convivenza. Non è
sempre facile applicare o godere di questi principi, ma credo che per noi siano
stati la base per creare un bellissimo legame, un modo per sentirsi parte di un
gruppo… parte di una famiglia! Come in ogni comunissima famiglia, anche per noi
non sono mancati i litigi e le incomprensioni, ma tutto questo passa subito in
secondo piano se pensiamo a tutti i bei momenti passati insieme. Giornate
all’insegna della spensieratezza e dell’allegria, tra giochi, chiacchiere e
risate, sicuramente sollecitati anche dagli incontri e dai bellissimi paesaggi
umbri che ci hanno accompagnato per tutta la durata del nostro viaggio. Per non
parlare poi della città di Assisi. Città che abbiamo vissuto con uno spirito
diverso da un comune turista, poiché è stata per noi meta di un pellegrinaggio
e al tempo stesso inizio di un percorso di riflessione e di crescita. Un
itinerario che ci ha portati alla scoperta dei luoghi nei quali San Francesco e
Santa Chiara hanno vissuto, pregato e scelto di dare una direzione speciale
alla loro vita, da cui abbiamo imparato molto e dei quali ciascuno di noi
porterà il ricordo nel cuore.
Il gruppo
Giovanissimi di Romano d’Ezzelino
Alberto,
Alessia, Andrea C., Andrea F., Arianna B., Arianna F., Aurora A., Aurora S.,
Edoardo, Emma, Francesca, Giorgia, Leonardo, Marco, Riccardo con don Cesare e
sr Isabella
a cura di Aurora Sindico e sr Isabella Calaon
venerdì 11 ottobre 2019
Ci siamo fatti del bene
foto di gruppo in Casa Madre
Quando dei giovani
si mettono in gioco
con se stessi,
col prossimo e con
Dio,
ragazze e ragazzi
nascono percorsi di
crescita
inaspettati e decisivi
per la vita
È stata una buona sfida accettare, da parte di un
gruppo di suore elisabettine che si occupano di pastorale giovanile vocazionale
a Padova, di dare vita ad una camposcuola per un gruppo di diciannove ragazze e
ragazzi tra i sedici e i diciotto anni della Parrocchia di Brugine (PD), su richiesta
del parroco don Francesco Malaman e in stretta collaborazione con i loro
animatori.
La proposta è nata dal desiderio di far conoscere
alcune realtà di carità della città di Padova e vivere un’esperienza di
servizio, fraternità, relazione con il Signore e con il prossimo.
Il percorso,
che si è svolto dal
14 al 20 luglio, ha avuto come
sfondo la parabola del Buon Samaritano che, declinata lungo la settimana, ha
accompagnato i partecipanti attraverso i verbi-gesti che il samaritano compie
nei confronti del suo prossimo.
La residenza
è stata la Casa Madre delle suore elisabettine e i ragazzi hanno potuto
svolgere il loro servizio in tre luoghi significativi della diocesi di
Padova in cui le
stesse suore sono presenti: le Cucine Popolari, la Casa Don Luigi Maran[1] e
l’O.P.S.A[2].
Ognuna di queste realtà possiede una propria storia ed un’importante vocazione
per aiutare le persone in difficoltà.
Oltre
al servizio il tempo è stato dedicato anche all’incontro con alcuni testimoni,
quali suor Lina Ragnin, stfe in servizio presso l’hospice Casa S. Chiara e Anna
con Salah dell’associazione Popoli insieme[3]
che hanno condiviso molti contenuti interessanti sul fenomeno dell’immigrazione
e dei profughi; non è mancata la preghiera, il gioco e varie attività in gruppo
per riflettere su quanto vissuto.
Madre
Elisabetta ha accompagnato, vegliato e stuzzicato i giovani che non hanno
mancato di manifestare impegno, entusiasmo, allegria, capacità di riflessione.
Le loro
testimonianze mostrano quanto il Signore ha mosso i loro cuori.
------------------
Dice Alessandro Manzoni: «Si dovrebbe pensare di più a far del bene che
a stare bene; e così si finirebbe anche a stare meglio». Riflessione che
inquadra perfettamente quello che noi, sette comuni ragazzi impegnati in un
camposcuola di volontariato, abbiamo colto dall’esperienza vissuta. Siamo stati
all’Opera della Provvidenza per una settimana, perciò ogni mattina ci
svegliavamo presto per essere pronti, alle 9.00, ad offrire il nostro servizio
e la nostra disponibilità. Almeno, questo era ciò che ci aspettavamo di dover
affrontare di giorno in giorno. E invece, è stato molto di più. Ce ne siamo
resi conto spingendo carrozzine, disegnando e colorando in ludoteca,
partecipando con gli ospiti a laboratori artistico-musicali, assistendo alla
loro vita quotidiana. Perché, con il nostro camice bianco, nei panni di
semplici volontari, abbiamo trovato negli ospiti dell’O.P.S.A quella simpatia,
quell'affetto, quei sorrisi di cui, senza saperlo, avevamo bisogno nella nostra
vita.
E nonostante il primo giorno non sapessimo come comportarci e fossimo
frenati, in qualche modo, dalla timidezza e dall'inesperienza, subito ci siamo
sentiti accolti, oltre che dagli ospiti, anche da tutto il personale, una
grande famiglia. Famiglia di cui, giorno dopo giorno, ci siamo sentiti parte
integrante, all'interno di un’altra realtà, un altro mondo... Quasi un sogno,
tant'è differente dalla nostra quotidianità, che, invece di spingerci a
continuare a sognare, ci ha fatto aprire gli occhi. Ad oggi, non possiamo far
altro che vedere coloro che tutti chiamano “disabili”, persone come noi, o
ancor più come qualcuno che invece di possedere qualcosa in meno, ci riesce a
regalare qualcosa in più con un semplice gesto, un sorriso, una stretta di
mano, un abbraccio. Come qualcuno che ci fa capire che non c’è bisogno di molto
per rendere felici gli altri, e se stessi. Perché è proprio vero che la
bellezza è racchiusa nelle piccole cose; è racchiusa fra i muri dell’O.P.S.A.,
fra gli alberi del grande giardino che li circonda, nei reparti in cui siamo
stati, nei volti degli operatori, degli educatori, dei medici. Nei volti di
coloro grazie ai quali abbiamo fatto e ci siamo fatti del bene.
all'Opera della provvidenza S. Antonio
Il gruppo che ha fatto servizio alle
Cucine Popolari era formato da cinque ragazzi (tre ragazze e due ragazzi) di
età compresa tra 16 e 18 anni, dal nostro animatore Fabio (operatore delle
Cucine), da Suor Barbara e da Frate Augusto.
La mattinata era divisa in due
parti: dalle 9.00 alle 11.00 e successivamente dalle 11.30 fino
alle 14.30. Le prime due ore ci dedicavamo a dare una mano per sistemare
l’ambiente (sia interno che esterno) delle Cucine, oppure aiutavamo a preparare
la macedonia ed altri elementi indispensabili per il successivo servizio agli
sportelli durante il pranzo.
Una delle tante e soddisfacenti attività
mattutine è stata trasformare una stanza in un magazzino, pulendo finestre,
veneziane, pavimento, muri e montando mensole, per creare uno spazio utile
dedicato al deposito di oggetti che arrivano sia come donazioni che non.
Un altro lavoro che abbiamo svolto con
molto impegno ed entusiasmo è stato pulire i due portici esterni non facenti
parte delle Cucine. Molte persone si fermavano o passavano a guardarci e siamo
sicuri di aver generato curiosità e fiducia da parte loro, almeno per quel poco
tempo. Nella seconda parte della mattina invece facevamo servizio agli
sportelli, cioè consegnare il pranzo a chi ne ha necessità.
Servire agli sportelli è stato un momento
unico poiché ogni giorno si vivevano situazioni diverse che ci permettevano di
stare a contatto con gli ospiti, gli ultimi della nostra società, di cui molti
si dimenticano, egoisticamente. Chi avevamo davanti allo sportello era una
persona come noi, bisognosa di aiuto ma soprattutto anche solo di un sorriso,
una stretta di mano, un saluto, qualcosa di semplice. Molti ospiti si sono
stupiti di vedere volti non familiari, così giovani e volenterosi di aiutare il
prossimo, ci hanno raccontato alcune delle loro storie, storie che porteremo
sempre nel nostro bagaglio di vita.
Questa esperienza non è stata solo
volontariato ma anche un’opportunità di crescita, di aspirazione oltre alle
nostre velleità adolescenziali, il superamento di una comodità che ti aiuta a
dormire la notte ma che non è davvero parte di noi. Noi, proseliti di questo
mondo fatto di bene e amore concreto, palpabile, volontà di giustizia.
la squadra al lavoro alle Cucine economiche popolari
a Casa don Luigi Maran
[1] La
Casa di Riposo "Don Luigi Maran" a Taggì (PD) è la residenza
delle Suore Elisabettine che ormai anziane o a causa di motivi di
salute si sono ritirate dal servizio. Oggi la Casa ospita anche laici esterni. http://www.casadonluigimaran.it/
[2] L’Opera
della Provvidenza S. Antonio (O.P.S.A.)a Sarmeola di Rubano (PD), opera della diocesi
di Padova, è una grande struttura residenziale che accoglie persone con grave
disabilità intellettiva accompagnata spesso da altre forme di disabilità. http://www.operadellaprovvidenza.it/
[3] Pagina
fb Popoli Insieme
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