lunedì 25 novembre 2019
lunedì 18 novembre 2019
domenica 17 novembre 2019
Santa Elisabetta d'Ungheria, regina tra i poveri
Ad
Elisabetta piaceva portare di nascosto cibo e denaro ai poveri. Un giorno,
carica di queste cose, scendeva per irti e stretti sentieri che dal castello
conducevano in città, in compagnia di una delle sue ancelle più care. Portava
sotto il mantello pane, carne, uova ed altro cibo, quando suo
marito, reduce dalla caccia, le comparve davanti all'improvviso. Meravigliato
nel vederla andare curva sotto il peso del suo fardello le disse: «Lasciami vedere quello che porti»; e lei tutta tremante apri il
mantello: non c'erano altro che rose bianche e rosse, le più
belle anche gli avesse mai visto.
Felice coincidenza oggi, celebrare la nostra patrona nella III Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco per non dimenticare che i poveri ci mostrano il volto di Dio e noi abbiamo delle responsabilità.
(Storia di
S. Elisabetta, di C. Montalembert)
cappella di Casa
Santa Sofia-Padova
Gli
storici affermano che questo fatto non sia mai accaduto, ma sia una leggenda
nata per descrivere romanticamente lo stile di vita di santa Elisabetta.
In ogni
caso questo racconto mi fa riflettere.
Le rose.
Il segno
della femminilità e della regalità. Quale donna non gradisce ricevere un mazzo,
anche una sola di questi fiori bellissimi e (una volta!)
profumatissimi? La rosa, regina del giardino, da sempre richiama il
dono dell’amato all'amata, il fiore per eccellenza che richiama
femminilità, bellezza e delicatezza. Elisabetta, nella sua breve vita, è stata
una giovane che ha vissuto in modo molto intenso il suo essere donna e il suo
essere regina, con le caratteristiche tipiche che contraddistinguono questi due
aspetti, in modo originale e talvolta anche provocatorio rispetto al modo
di pensare e alla cultura del tempo: dolcezza e fortezza, semplicità e
determinazione, umiltà e coraggio.
La
leggenda dice che queste rose prima di essere tali erano pane.
Il pane.
Un
elemento fondamentale che sfama e nutre.
La
giovane regina Elisabetta, sull'esempio di Gesù e di San Francesco
che aveva scelto come ispiratore di vita, portava il pane ai poveri per
condividerlo con loro.
Elisabetta
è stata una donna di carità, che ha donato tutto ciò che possedeva, la sua vita
stessa, a chi non aveva nulla, soprattutto ai piccoli e agli esclusi della
società.
Felice coincidenza oggi, celebrare la nostra patrona nella III Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco per non dimenticare che i poveri ci mostrano il volto di Dio e noi abbiamo delle responsabilità.
Festeggiare
oggi Elisabetta e rinnovare devozionalmente i voti di obbedienza, povertà e
castità, permette a noi suore elisabettine di ringraziare il Signore per il
dono di essere donne e consacrate nella terziaria famiglia e chiedere ad
Elisabetta d’Ungheria di continuare ad intercedere per noi la capacità di
servire i poveri, gli ultimi, le sorelle e i fratelli che vivono
nelle periferie, testimoniando l’amore di Cristo con la dolcezza e la premura
femminile, alla regale.
Auguri a
tutte le sorelle francescane elisabettine e all'Ordine francescano secolare.
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
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venerdì 15 novembre 2019
Siete partite, vi siete fidate
Suor Emiliana e suor Lucia in questo anno ricordano 25 anni di consacrazione al Signore nella famiglia elisabettina.
A distanza di qualche settimana, per continuare a ricordare, pubblichiamo l'omelia che don Sergio, fratello di suor Lucia, ha pronunciato durante la S. Messa in Casa Madre, il 26 ottobre scorso.
suor Lucia e suor Emiliana nella Chiesa di Taggì di Sotto
Oggi, per
me, è un giorno speciale: stamattina sono con voi suor Lucia e suor Emiliana a
ringraziare il Signore per i vostri 25 anni di vita consacrata e oggi
pomeriggio sono in cattedrale per l’ordinazione dei diaconi e invocare su di
loro, con il vescovo Claudio, il dono abbondante dello Spirito Santo.
E’ come se
oggi Dio mi “prendesse in disparte” “lontano dalla folla” come ha fatto Gesù
con il sordo muto del Vangelo ascoltato oggi: sono certo che oggi farò il
“pieno di Dio”. Egli, oggi, mi prende dal mondo che spesso mi sommerge e mi fa
respirare la presenza dello Spirito, aiutandomi così ad andare alle sorgenti
del mio essere prete, dono per Dio e per i fratelli.
E sono
proprio questi momenti che ci ricordano che noi “siamo di un’altra pasta”,
siamo dello Spirito, nati da lui e impegnati a vivere in lui. E proprio san
Paolo, nella lettura di oggi, lo ricorda ai suoi cristiani: “voi però … siete
dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.
E’ la nostra
grande dignità.
E credo che
voi, Emiliana e Lucia, testimoniando la vostra gioia, ringraziando il Signore
per il dono di essere state chiamate da lui, state ricordando, prima di tutto a
voi stesse e poi a tutti noi, che abbiamo una grande dignità, la dignità di
figli, amati da Dio di un amore immenso; ci ricordate che questo Dio vi ha
accompagnate in questi anni, vi ha aiutato a rialzarvi e vi ha sostenuto nel
vostro quotidiano cammino; e comprendete, forse più ora che 25 anni fa, che
questo Dio è l’essenziale della vostra vita, è il respiro senza il quale non
potete vivere.
Il Vangelo
di oggi, che è quello della vostra prima professione, ci racconta dell’incontro
di Gesù con un sordo muto e colpisce il fatto che Gesù, all'invito di imporgli
la mano, fa molto di più: lo prende, per mano probabilmente, lo porta via con
sé, in disparte, lontano dalla folla e così gli esprime un’attenzione speciale:
ora lui non è più uno dei tanti emarginati anonimi, ora è il preferito e il
maestro è tutto per lui; comincia così tutta una serie di sguardi, gesti molto
concreti e insieme molto delicati che dicono il rapporto bello, intimo,
privilegiato di Gesù con l’ammalato.
Ringraziare
vuol dire accorgersi con stupore che Gesù tutto questo l’ha fatto su ciascuno
di noi, l’ha fatto su di me, l’ha fatto su di voi Emiliana e Lucia: vi ha prese
per mano e portate in disparte con sé, lontano dalla folla dove vivevate, ha
manifestato su di voi un’attenzione speciale e siete diventate preziose per
lui, tanto che vi ha toccate, chiamate a sé e mandate nel mondo.
Apritevi, vi
ha detto “effatà” e l’ha pronunciato su ciascuna di voi. E siete partite, vi
siete fidate; oggi siete qui e state dicendo: “Abbiamo fatto bene”, “Ha fatto
bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
La vostra
vita continui ad annunciare le meraviglie del Signore; possiate sempre gridare
al mondo che lui ha fatto bene ogni cosa, perché l’ha fatto e la sta facendo in
voi.
E’ l’augurio
che oggi, tutti noi, vi facciamo e per questo preghiamo con voi e per voi.
don Sergio Turato, parroco
Continuiamo a ringraziare il Signore che rende la vita bella a chi si affida a Lui.
Il dono di sé all'Amore è possibile sempre.
Per questo, cara giovane, non perdete tempo e ascolta dove il Signore vi sta chiamando. Sarà bello!!
lunedì 11 novembre 2019
domenica 10 novembre 2019
Casa
10 novembre 1828 - 10 novembre 2019
Nel 1828 fui posta con una compagna, dopo mille vicende, in una splendida
reggia della santa povertà, priva persino del letto, aspettandolo da Dio,
autore di tale impresa.
Risplendette lo stesso giorno la sua provvidenza e mi fu dato un
pagliericcio e una coperta di lana, perché ben cominciava il freddo.
Le stanche mie membra, sbattuti da alcuni mesi dalla terzana, trovarono in
questo duro letto quel riposo che in un morbido letto non avevo trovato fino a
quel punto.
Le notturne stelle, che dalla bucata soffitta vedere si facevano, non
potevano essere che amabili se il sonno, straniero da molti agli occhi miei,
tolta non mi avesse sì cara contemplazione. (Elisabetta Vendramini, “Memorie
dell’Impianto”).
la reggia soffitta - casa madre, Padova
La
giovinezza è un tempo prezioso per 'trovare casa'.
È il
tempo della conoscenza profonda di sé per poter giocare i propri talenti
al meglio; è il tempo dell'impegno serio per realizzare i
propri sogni e desideri; è il tempo soprattutto della ricerca per
comprendere quale sia la vocazione a cui il Signore chiama.
Trovare casa
vuol dire trovare il luogo dove piantare le proprie radici per
vivere con consapevolezza la vita, secondo il progetto di amore di Dio.
Oggi, nella
memoria della nascita della terziaria famiglia elisabettina, ringrazio il
Signore per aver donato a me e a molte altre donne, una casa (non
solo di mattoni, ma di cuori e valori, di affetti e di doni
spirituali) dove vivere il Vangelo e la vocazione all'amore, una casa da
cui partire e in cui ritornare, seguendo Gesù e servendo le sue figlie e i suoi
figli.
Che
questa casa continui ad essere un luogo di pace e fraternità
perché la famiglia elisabettina viva la sua missione, unita
a madre Elisabetta, per la potenza dello Spirito Santo, per la fedeltà del
Signore Gesù e possa essere luogo di serenità e sollievo per molti.
Buona festa,
ad ogni sorella elisabettina e a tutti colori che in vari modi abitano le
nostre case!
suor barbara
barbara.danesi@elisabettine.it
p.s.
Se vuoi conoscerci vieni a trovarci a casa nostra
Se vuoi conoscerci vieni a trovarci a casa nostra
Casa Madre
via Beato Pellegrino, 40
Padova
Casa Santa Sofia
via G. Falloppio, 49
Padova
Casa Incontro
via San Benedetto, 46
Assisi
lunedì 4 novembre 2019
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