Suor Emiliana e suor Lucia in questo anno ricordano 25 anni di consacrazione al Signore nella famiglia elisabettina.
A distanza di qualche settimana, per continuare a ricordare, pubblichiamo l'omelia che don Sergio, fratello di suor Lucia, ha pronunciato durante la S. Messa in Casa Madre, il 26 ottobre scorso.
suor Lucia e suor Emiliana nella Chiesa di Taggì di Sotto
Oggi, per
me, è un giorno speciale: stamattina sono con voi suor Lucia e suor Emiliana a
ringraziare il Signore per i vostri 25 anni di vita consacrata e oggi
pomeriggio sono in cattedrale per l’ordinazione dei diaconi e invocare su di
loro, con il vescovo Claudio, il dono abbondante dello Spirito Santo.
E’ come se
oggi Dio mi “prendesse in disparte” “lontano dalla folla” come ha fatto Gesù
con il sordo muto del Vangelo ascoltato oggi: sono certo che oggi farò il
“pieno di Dio”. Egli, oggi, mi prende dal mondo che spesso mi sommerge e mi fa
respirare la presenza dello Spirito, aiutandomi così ad andare alle sorgenti
del mio essere prete, dono per Dio e per i fratelli.
E sono
proprio questi momenti che ci ricordano che noi “siamo di un’altra pasta”,
siamo dello Spirito, nati da lui e impegnati a vivere in lui. E proprio san
Paolo, nella lettura di oggi, lo ricorda ai suoi cristiani: “voi però … siete
dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.
E’ la nostra
grande dignità.
E credo che
voi, Emiliana e Lucia, testimoniando la vostra gioia, ringraziando il Signore
per il dono di essere state chiamate da lui, state ricordando, prima di tutto a
voi stesse e poi a tutti noi, che abbiamo una grande dignità, la dignità di
figli, amati da Dio di un amore immenso; ci ricordate che questo Dio vi ha
accompagnate in questi anni, vi ha aiutato a rialzarvi e vi ha sostenuto nel
vostro quotidiano cammino; e comprendete, forse più ora che 25 anni fa, che
questo Dio è l’essenziale della vostra vita, è il respiro senza il quale non
potete vivere.
Il Vangelo
di oggi, che è quello della vostra prima professione, ci racconta dell’incontro
di Gesù con un sordo muto e colpisce il fatto che Gesù, all'invito di imporgli
la mano, fa molto di più: lo prende, per mano probabilmente, lo porta via con
sé, in disparte, lontano dalla folla e così gli esprime un’attenzione speciale:
ora lui non è più uno dei tanti emarginati anonimi, ora è il preferito e il
maestro è tutto per lui; comincia così tutta una serie di sguardi, gesti molto
concreti e insieme molto delicati che dicono il rapporto bello, intimo,
privilegiato di Gesù con l’ammalato.
Ringraziare
vuol dire accorgersi con stupore che Gesù tutto questo l’ha fatto su ciascuno
di noi, l’ha fatto su di me, l’ha fatto su di voi Emiliana e Lucia: vi ha prese
per mano e portate in disparte con sé, lontano dalla folla dove vivevate, ha
manifestato su di voi un’attenzione speciale e siete diventate preziose per
lui, tanto che vi ha toccate, chiamate a sé e mandate nel mondo.
Apritevi, vi
ha detto “effatà” e l’ha pronunciato su ciascuna di voi. E siete partite, vi
siete fidate; oggi siete qui e state dicendo: “Abbiamo fatto bene”, “Ha fatto
bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
La vostra
vita continui ad annunciare le meraviglie del Signore; possiate sempre gridare
al mondo che lui ha fatto bene ogni cosa, perché l’ha fatto e la sta facendo in
voi.
E’ l’augurio
che oggi, tutti noi, vi facciamo e per questo preghiamo con voi e per voi.
don Sergio Turato, parroco
Continuiamo a ringraziare il Signore che rende la vita bella a chi si affida a Lui.
Il dono di sé all'Amore è possibile sempre.
Per questo, cara giovane, non perdete tempo e ascolta dove il Signore vi sta chiamando. Sarà bello!!
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